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venerdì 20 giugno 2008

DAL WEB TRE NOVITA'


Dal web tre novità: sviluppo delle bioplastiche, bioetanolo da scarti industria vinicola e idrogeno dagli scarti delle aziende ittiche

Bioplastiche, il futuro si avvicina
da http://www.repubblica.it/motori/
Il progetto è frutto di una collaborazione tra industria, accademia e governo. Coinvolta anche l'Università di Hiroshima.Sviluppare bioplastiche da biomasse di cellulosa, non derivanti dal cibo, per poterle poi utilizzare nella produzione di automobili a partire dal 2013. E' il progetto "Mazda Bioplastic", frutto di una collaborazione tra industria, accademia e governo, su cui proprio oggi la casa nipponica ha firmato un accordo con l'Università di Hiroshima. Il processo di sviluppo della bioplastica non significherà ridurre le riserve alimentari, perché verrà fatto utilizzando biomasse di cellulosa derivanti da vegetazione non edibile, come ad esempio cascami di piante e scarti di legname. Non solo. Dal momento che le biomasse di cellulosa sono derivate dalle piante e quindi possono essere definite "carbon neutral" (Carbon neutral descrive un processo che ha un impatto trascurabile sui livelli globali di emissioni di CO2), la bioplastica ridurrà l'impatto sulle limitate risorse di combustibile fossile e ne avrà invece uno positivo sulle emissioni di biossido di carbonio. L'obiettivo finale è comunque quello di realizzare un polipropilene particolarmente versatile e adatto ad un uso esteso alla produzione dei veicoli, dapprima convertendo le biomasse di cellulosa in etanolo, e poi testando varie miscele di etilene e propilene. Il polipropilene deve avere sufficiente resistenza al calore, robustezza e durata per essere usato nella realizzazione dei paraurti delle vetture e quadri strumenti. Dal canto suo Mazda non è nuova a questo tipo di progetti. Il suo impegno sulle biomasse si è tradotto nella produzione della prima bioplastica al mondo con alta resistenza al calore e grande robustezza e di un tessuto per i sedili delle auto, primo nel mondo ad essere di derivazione vegetale al cento per cento. Questi due biomateriali sono stati usati per gli interni della Mazda Premacy Hydrogen RE Hybrid, che fra l'altro è già pronta per la commercializzazione leasing in Giappone.
(17 giugno 2008)

L'Italia va a bioetanolo, Inaugurato il primo impianto vicino al porto di La Spezia da http://www.voceditalia.it/
L'iniziativa fa parte di un progetto internazionale supportato dalla Commissone europea
La Spezia, 20 giu. - E' stato inaugurato il primo distributore italiano di bioetanolo, sito in località Stagnoni, all'uscita del porto della Spezia. L'impianto dell' etanolo prodotto mediante un processo di fermentazione di prodotti agricoli zuccherosi, utilizzerà biofuel di seconda generazione, ottenuto dagli scarti dell'industria vinicola siciliana.
L'installazione del distributore si inserisce nell'ambito dell'iniziativa BeSt (bioetanolo per la sostenibilità del trasporto), il progetto internazionale supportato dalla Commissone europea nell'ambito del sesto programma quadro, che dal 2006 vede La Spezia città pilota per l'Italia.
Gli altri paesi del programma sono Svezia, Olanda, Regno Unito, Irlanda e Spagna. Saranno introdotte in Italia altre 134 stazioni di rifornimento.

Produrre idrogeno dagli scarti delle aziende ittiche
da http://www.ecoage.it/
L'idea è del professor Caye Drapcho dell'Università di Clemson nella Carolina del Sud. In base agli studi effettuati da Clemson sul batterio Thermotoga neapolitana presente soprattutto negli scarti della pesca e delle attività ittiche, il batterio potrebbe produrre idrogeno in quantità commercialmente apprezzabili. Il batterio sopravvive a condizioni ambientali ostili, oltre cento grado, ed è capace di produrre gas contenenti idrogeno per l'80%. Gli studi sono balzati alla cronaca di molti mass media americani e agenzie internazionali (fonte Ansa 25/03/2008). In particolar modo nel South Carolina dove l'attività ittica rappresenta un importante settore industriale per volume di affari seconda soltanto alla California. Il trattamento dei rifiuti ittici, circa il 10% del pescato, ha un contenuto elevato di zuccheri ed è pertanto facilmente convertibile in idrogeno tramite l'azione batterica.