A Poznan “piccoli” contro “grandi” su chi deve iniziare a tagliare le emissioni. apri
Alcuni concetti e riflessioni dalla conferenza internazionale del clima di Poznan
Il picco di emissioni: la situazione attuale vede, a fronte di un taglio di emissione nei paesi industrializzati, un aumento delle stesse nei paesi in via di sviluppo. Questo si trasforma in un bilancio mondiale che continua comunque a salire. Questa crescita, però, una volta raggiunto il picco, non potrà far altro che diminuire. Per alcuni paesi quindi la scelta migliore è quella che anticipa il raggiungimento di questo picco ed è su questo punto che la discussione è aperta. Le isole del Pacifico ed i paesi “piccoli” vorrebbero anticipare, l’UE guarda invece ad un orizzonte più lungo (10-15 anni), il Giappone ancora più in la.
La visione condivisa: i paesi in via di sviluppo, riconoscendo che l’odierna situazione di inquinamento e alterazione del clima è il risultato di anni di crescita indiscriminata dei paesi industrializzati, sostengono che proprio loro dovrebbero iniziare a tagliare. I paesi sviluppati invece, attaccandosi al fatto che il contesto dei nostri giorni è molto differente rispetto al passato, sostengono che tutti dovrebbero impegnarsi a tagliare. La discussione si logora su questo "Vai avanti tu...".
La visione egoistica: Il Kuwait vorrebbe addirittura dei fondi di adattamento della tipologia concessa alle isole del Pacifico per i danni alle coste, causati però dalle loro stesse raffinerie di petrolio.Il Giappone porta avanti l’idea che si debba cambiare lo stile di vita e tagliare del 50% le emissioni tornando sotto ai livelli del 1990: ma le modalità per fare questo rimangono vaghe ed lo stesso Giappone si rivela uno dei paesi più statici.Gli USA guardano, quasi in incognito, cosa succede e per ora mantengono la posizione di Bush rimandando ad un successivo incontro (marzo o giugno) l’applicazione della nuova filosofia “verde” di Obama.In Canada, in cui è prossima la sfiduciato al governo, si lavora di meno, nonostante le popolazioni artiche canadesi siano tra le più colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici: si sentono beffate dal fatto che subiscono i danni e contemporaneamente devono “subire” i sacrifici delle riduzioni.
Grandi contro piccoli: la Papua Nuova Guinea, che a Bali fece la voce grossa con gli USA, seppur piccola realtà in via di sviluppo, si distingue per il comportamento ambizioso ma corretto: obiettivo la riduzione del 50% emissioni e il contemporaneo raddoppio della crescita l’economia, riduzione del consumo di carbone a fronte di un aumento di 10 volte del giro di affari dell’economia. I paesi più ricchi sostengono che per minimizzare i costi dei tagli, questi dovrebbero essere concentrati proprio nei paesi in via di sviluppo. Al contrario tagliare le emissioni nei paesi sviluppati converrebbe di meno.La replica dei piccoli si basa sul fatto che è più giusto ridurre nei secondi per poi usare i soldi di questi per la successiva riduzione nei paesi in via di sviluppo.La Bolivia ha sottolineato nel suo intervento che in soli tre mesi le economie ricche hanno versato migliaia di miliardi dollari per porre rimedio alla crisi finanziaria, raggiungendo un ammontare 300 volte superiore a quello destinato alla crisi climatica.
Compravendita delle emissioni: è lo stratagemma per incentivare le industrie all’efficienza e consentire alle stesse di vendere quote di emissioni risparmiate (l’ordine di grandezza è 15 € a tonnellata di CO2 abbattuta ma la quota è flessibile in base alla domanda del mercato).Una volta definito il tetto delle emissione, la commercializzazione delle quote sarà favorita.Questo in Europa è già realtà per i settori dell’energia e dell’acciaio: alle aziende si concede una quota che, se l’anno successivo risulta abbattuta, può essere messa sul mercato generando guadagno.Negli USA attualmente è una pratica consentita solo in pochi stati e che non possono entrare in contatto con il mercato europeo.In Europa è già concesso vendere quote tra stati differenti dimostrando ancora una volta che l’economia è più veloce di qualunque accordo politico.
Indice del Rischio Climatico: gli effetti reali dell’inquinamento si fanno più sentire in paesi come il Bangladesh (5000 morti per disastri climatici e miliardi di dollari di danni), Corea e Nicaragua ( fonte ONG tedesca German Watch dati 2007). L’Italia, che nel 2006 ha contato 19 morti e 500 milioni di dollari di danni, nel 2007 ha registrato un innalzamento del numero delle vittime (26 ) ma una riduzione dei danni (2 milioni di dollari) e si attesta sostanzialmente in fondo alla graduatoria dei paesi più toccati dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Europa e Italia: A Bruxelles i ministri dell’ambiente cercano accordo su clima ed energia: l’Italia spinge per accordo leggero al fine di sostenere la protezione di alcuni settori in difficoltà e la decisione definitiva si conoscerà fra qualche giorno.A Poznan il nostro paese resta ingannevolmente silenzioso così come a Bruxelles e a Roma.Non sono mancate le bacchettate dalle altre nazioni a causa dell’atteggiamento non certo costruttivo. All’Italia è stato assegnato anche il premio goliardico assegnato ai paesi che fanno uso massiccio di combustibili fossili e che agiscono disturbando o sabotando il processo di negoziazione: il 'Fossile del giorno'. La posizione italiana rischia di mettere a dura prova la pazienza dei paesi più poveri che stanno dimostrando molto più senso di responsabilita' e che attendono segnali di un impegno concreto da parte dell'Europa. Oltre all’Italia si sono negativamente distinti Giappone, Australia, Canada e Russia.
tutti gli articoli sulla conferenza di Poznan e sull'accordo UE sul clima sono sintesi di articoli vari e spunti tratti dai servizi di Radio Popolare