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domenica 11 gennaio 2009

CACCIA: AMORE PER LA NATURA?

In Toscana 4 morti in meno di tre settimane. Da: Forum del circolo tematico verdibologna apri

A morire non solo cacciatori, in teoria consci dei rischi che corrono a giocare con le armi, ma anche semplici cittadini a spasso per i boschi. Il caso più drammatico quello di Paolo Tambini, ucciso in provincia di Pisa mentre passeggia nel bosco (30/12/08)

La caccia, per legge, si svolge con l'utilizzo di armi. Le armi sono strumenti fatti per uccidere. Ne deriva che le armi sono estremamente pericolose.
Queste sembrano delle ovvietà, ma non lo sono affatto per la stragrande maggioranza dei cacciatori e, fatto ancora più grave, per il legislatore.

Controlli medici a scadenze francamente ridicole: ottuagenari con licenza di caccia che devono fare una visita medica ogni sei anni... per mantenere la patente di guida devono farla molto più spesso. Ma per il legislatore guidare un'auto è più pericoloso che maneggiare una carabina.

Una formazione all'uso delle armi inesistente: I cacciatori devo giusto passare un esame teorico, poi sono abilitati a detenere un numero illimitato di armi da caccia, comprese quelle più potenti. Sembra che l'uso di un fucile per la caccia sia considerato alla stregua dell'uso di una canna per la pesca o di una racchetta per il tennis. Un "attrezzo del gioco" e non un'arma micidiale.

I risultati si leggono sui giornali: solo in Toscana (la regione col maggior numero di cacciatori) quattro i morti in incidenti di caccia negli ultimi giorni.

Il primo è avvenuto il 13 dicembre nei boschi di Tirli, comune di Castiglion della Pescaia (Grosseto). Emanuele Notari, 36 anni, è stato ucciso da un colpo di carabina sparata da un suo compagno di battuta.

Sempre per sbaglio è morto, il 23 dicembre, Remo Bernardini, 59 anni, ristoratore di Monte San Savino (Arezzo). Ad ucciderlo in una riserva di Poppi di Arezzo è stato un colpo di fucile sparato per sbaglio da M.L., 72 anni, suo compagno di caccia che è stato arrestato e posto ai domiciliari. I due potrebbero essere bracconieri: infatti, l' incidente è avvenuto di martedì (giorno nel quale la caccia è ferma), di sera.

Tragedia anche il giorno di Natale: Bruno Celli, 74 anni, è stato ucciso da suo nipote con il quale aveva organizzato una battuta al cinghiale. Mentre il nipote si era già appostato, il nonno stava cercando di sistemarsi: il nipote, 30 anni, ha sentito rumore di frasche, ha pensato di avere a tiro il cinghiale e ha sparato colpendo in pieno la faccia del nonno. Anche questo incidente è avvenuto nel Casentino, nei boschi di San Niccolò.

Il 28 dicembre, Paolo Tambini, veterinario, si era allontanato da casa per andare a cercare funghi, ma a casa non ci è più tornato. La moglie, non vedendolo tornare, ha dato l'allarme alle forze dell'ordine e le ricerche subito scattate ne hanno ritrovato il corpo esanime, vegliato dal suo cane, all'interno di un'azienda faunistico venatoria. Il costato squarciato da una fucilata ha lasciato pochi dubbi sulla probabile dinamica della morte. Il solito seguace di Diana che sente un rumore e, eccitato dalla speranza di ammazzare qualcosa, spara senza neanche sapere a cosa. In questo caso a un uomo. Il suo assassino si è costituito il giorno dopo. Si chiama Fabio Celandroni ed è un imprenditore di Livorno. Per alleggerire le proprie responsabilità ha dichiarato di non essersi reso conto di quanto fosse successo se non il giorno dopo, leggendo i giornali e sentendo la notizia in televisione. "Solo allora ho capito che potevo essere stato io" ha spiegato Celandroni.

L'apoteosi della follia: Si spara non si sa a cosa, si ammazza un uomo, ma si tira dritto senza avere idea di cosa sia successo. In base a cosa Celandroni dichiara che "a pensarci avrei potuto essere io"? Ha sentito un urlo dopo la sua fucilata ma pensava fosse il canto di un picchio? Non pensava di averlo ammazzato?

A quando un giro di vite che rottami definitivamente la patetica retorica venatoria, l'anziano col fucile e la pipa, le idiozie sui "gestori degli equilibri dell'ambiente"? A quando controlli severi sulle armi, sulle condizioni di salute fisica e mentale, sulla capacità di utilizzarle da parte dei cacciatori? Fino a quando il territorio italiano deve essere ostaggio di 800.000 sparatori incompetenti per cinque mesi all'anno, precludendone un utilizzo sicuro da parte di altri 57 milioni di cittadini?