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martedì 10 febbraio 2009

IL MIRAGGIO DELLO SVILUPPO AD OGNI COSTO

L’intervento durante l’assemblea del 28/01/09 a Villanova. apri

Si è parlato della proposta di contrazione dello sviluppo edilizio, ma questo, a nostro avviso, non è sufficiente.
C’è bisogno di qualcosa di più: di un vero e proprio stop al consumo del territorio.
Questa proposta non è da considerare una radicale battaglia ecologista, ma un nuovo approccio che si sta diffondendo a livello nazionale con la campagna STOP AL CONSUMO DEL TERRITORIO, promossa da un insieme eterogeneo di associazioni e soggetti, tra cui anche urbanisti, maggiori artefici dello sviluppo urbano dei comuni.
Lo strumento della negoziazione, fondamento della normativa urbanistica regionale, è altamente rischioso: non va mai dimenticato che il territorio è una risorsa non rinnovabile e che finanziare nuovi servizi con ulteriore urbanizzazione innesca un circolo vizioso che terminerà solo all’esaurimento di questa risorsa.
Si è detto che l’edificazione è volano per l’economia: vero, ma perché questa ossessione continua per lo sviluppo ad ogni costo? Quello di cui c’è bisogno in questo momento è il recupero di un rapporto equilibrato tra uomo-ambiente.
Per finire una considerazione sul bisogno di aree verdi: la richiesta di questi spazi non è un semplice capriccio.
Non dimentichiamo l’importante funzione sanitaria del patrimonio arboreo (ossigenazione, assorbimento polveri, ecc.), l’essenziale funzione delle aree permeabili nell’assorbimento delle acque meteoriche e, non meno importante, il ruolo sociale di questi spazi aggregativi, da mantenere il più possibile nelle vicinanze del centro abitato.

Un approfondimento: lo storico discorso del 18 Marzo 1968 nel quale Robert Kennedy evidenziava l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate. Da: benessereinternolordo.net

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

Il video…