
Via libera alla svendita dei beni demaniali proposto dalla maggioranza. Provvedimento approvato con il voto favorevole del IDV che già voto a favore del federalismo. Di Pietro e Calderoni, seduti vicini alla conferenza stampa che ha seguito l’approvazione, sono l’emblema di questa intesa. Unici voti contrari quelli dell'UDC e dell'API, astensione del PD.
Il provvedimento è considerato il primo passo verso il federalismo e anticamera della riforma fiscale. Parte del patrimonio dello stato, seguendo il principio della sussidiarietà, passerà in mano alle regioni e agli enti minori.
Nello specifico:
- i laghi, anche quelli sovra-regionali se ci sarà l’accordo tra le regioni coinvolte
- le spiagge, che già soffrono di improprie privatizzazioni che impediscono il libero accesso al mare
- gli edifici, le carceri e le caserma, anche quelli di pregio come l'isola ottogonale della laguna di Venezia.
- le sorgenti di acqua minerale e termale, continuando il processo di privatizzazione dell’acqua
Rimangono fortunatamente esclusi:
- i grandi fiumi interregionali
- i parchi
- gli impianti collegati all’estrazione di fonti di energia
Con questa “vendita” saranno ripianati i debiti? Difficile: i comuni hanno già grosse difficoltà economiche, dovranno sostenere anche i costi di gestione del bene o saranno costretti a vendere.
Sono inoltre esclusi gli enti già in dissesto economico e non vengono ritoccati, come invece era più opportuno fare, i canoni per le concessioni demaniali e sulle sorgenti idriche.
I beni saranno effettivamente riconsegnati alla responsabilità dei cittadini, come sostiene Di Pietro? Più probabilmente saranno offerti ai poteri forti locali, che otterranno terreni a prezzi agricoli e successive varianti urbanistiche che consentiranno di costruire.
Questi beni saranno valorizzati? Sicuramente saranno meno tutelati.