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martedì 8 giugno 2010

NON E' TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

Olio di palma: risorsa rinnovabile ma
insostenibile dal punto di vista ambientale.
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Colza e Palma
Pur non essendo una pianta tipica della nostra zona, la colza è oggi ampiamente diffusa: già da aprile immense distese di campi intorno a Milano si colorano di giallo.
Da qualche tempo inoltre c'è chi compra l'olio di colza al supermercato per alimentare la sua automobile, con risultati che alcuni considerano soddisfacenti.
Le grandi aziende invece acquistano olio di palma, importato dalla Malesia, Indonesia, Papua Nuova Guinea, ecc. la cui produzione mondiale ha ormai superato quella dell’olio di soia, più diffuso fino a qualche hanno fa.
Multinazionali dell’alimentazione lo utilizzano con la generica indicazione di “olio vegetale” ma anche aziende di diverso genere lo utilizzano per moderni impianti di cogenerazione, trascurando però il notevole impatto ambientale della produzione dell'olio e del suo trasporto in giro per il mondo: tonnellate di CO2 prodotta da questa che è comunque considerata “risorsa rinnovabile” ed è quindi incentivata. La domanda cresce, i prezzi aumentano e ci si dimentica facilmente dell'ingiusta devastazione delle foreste e cancellazione dei terreni agricoli destinati all’alimentazione, problema sociale oltre che ambientale, a tutto vantaggio della coltivazione intensiva della palma.

Campo di Colza

Sostenibile per l'insostenibile
Attenzione agli inganni: ogni azione deve ricomprendere giustizia ambientale e sociale. Deve essere qualcosa di differente dallo sviluppo squilibrato ed iniquo dei nostri giorni, altrimenti ci si limita a prolungare gli errori nel tempo senza trovare una reale soluzione.
Altra pericolosa incomprensione ambientale è quella tra il concetto di “rinnovabile” e quello di “alternativa”. C'è una sottile ma fondamentale differenza: ciò che è alternativo alle fonti energetiche classiche non è sempre bene. Il nucleare è l'esempio più lampante.

Lobby del petrolio
Il mercato dell’energia spinge il consumo dell’olio di palma. D’altronde è ancora lontano il giorno in cui il petrolio potrà finalmente essere relegato a ruolo marginare. Quando riusciremo a liberarci da questa insana dipendenza? Non bastano i danni ambientali causati dall’elevato inquinamento atmosferico: il recente disastro ambientale della piattaforma petrolifera della BP in Louisiana, non ancora arginato, dimostra che la lavorazione stessa della risorsa può essere problematica. Per ora i produttori d'auto, tranne limitate esperienze, continuano a produrre veicoli "per" il petrolio

Bisogno primario: il cibo
La sperimentazione di nuove fonti di energia come idrogeno e biocarburanti è positiva.
Se per far posto alle colture “energetiche” si recuperano aree dimesse o si riconvertono superfici occupate ad esempio dalle grandi raffinerie, si fa sicuramente la scelta giusta. E’ sbagliato invece sacrificare aree destinate all’agricoltura e quindi all’alimentazione: possiamo avere le macchine più efficienti e l'ambiente più pulito, ma il bisogno primario dell'uomo è e rimarrà sempre quello di mangiare. Quindi nessuna prevaricazione della coltivazione "energetica" su quella alimentare, che invece andrebbe seriamente riqualificata e rilanciata.
Un ritorno al passato che rappresenta in realtà la scelta più moderna che si possa fare.