Mantenuti i risultati ma concessa la gradualità chiesta dall’Italia. apri
A cantar vittoria è chi ha fatto ostruzionismo. La delusione è per chi credeva in una svolta storica. Nascosti dietro il dito della crisi, ancora una volta non si comprende la necessità di un nuovo sviluppo dell’economia.
Tutti i capi di governo presenti al tavolo delle trattative, cercano di prendersi il merito dell’accordo raggiunto a Bruxelles sul pacchetto clima-energia.
Unica nota positiva è che gli obiettivi del 20-20-20 sono rimasti fortunatamente fermi: nel 2020 -20% di emissioni gas serra +20% di rinnovabili e risparmio energetico.
Sono i sotto-capitoli che sono stati oggetto di modifiche: sulla spinta dell’industria, che crede ancora che gli investimenti per l’efficienza energetica siano esclusivamente spese aggiuntive e non fonte di nuovo sviluppo, il raggiungimento di questi obiettivi sarà graduale, proprio come voleva l’Italia.
Lo spauracchio della crisi e la minaccia di veto, tradotti dalla delegazione italiana in “tattica e lavoro di squadra”, hanno portato Sarkozy e la commissione, che aveva preparato un pacchetto ben più ambizioso, ad accettare il fatto che il 100% dei pagamenti per le quote di emissione (che inizieranno dal 2013) sarà pagato nel 2025 e non nel 2020.
Inoltre l’accordo al ribasso, che accontenta i particolarismi nazionali e le lobby, prevede una clausola di revisione: nel 2010 quando si riprenderà in mano il pacchetto e verrà nuovamente valutata la situazione sarà possibile una revisione, in funzione della persistenza o meno della crisi e del comportamento di alcuni paesi fortemente inquinanti come Cina e Usa.
Quello che resta delle trattative di Bruxelles e del dibattito ancora in corso a Poznan è la mancanza di una leadership (ormai persa dall’Europa, forse in vista dell’arrivo degli USA di Obama) e la misera consolazione che, al momento, si distinguono per un impegno concreto ai tagli solamente alcuni paesi in via di sviluppo, da lodare considerata la complicata situazione di partenza.
L’Italia verrà ricordata per i premi di “fossile del giorno” ottenuti in questi giorni, per nulla gratificanti, e per l’infelice frase del premier sulla polmonite e messa in piega.
Il risultato delude le ONG e le realtà ambientaliste che speravano in un progetto più ambizioso.
Il pacchetto passa ora al vaglio dell’approvazione da parte del parlamento europeo che avverrà nei prossimi giorni.
tutti gli articoli sulla conferenza di Poznan e sull'accordo UE sul clima sono sintesi di articoli vari e spunti tratti dai servizi di Radio Popolare