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lunedì 31 gennaio 2011

INCUBO NERO MADE IN ITALY

Tra Bunga Bunga e testimonianze di pentiti, l’Italia non si fa mancare il primo disastro ambientale dell’anno Colpita la Sardegna. apri




10 gennaio 2011: 18.000 litri di olio combustibile finiscono in mare, a Porto Torres, in Sardegna. Dopo il Lambro e la piattaforma del Golfo del Messico un altro scempio targato “oro nero”.

Mentre le cronache parlano di feste e ragazze, trascurando inoltre le testimonianze di un altro pentito che conferma il patto elettorale del 94 tra Cosa Nostra e l’allora neonata Forza Italia, nessuno viene a conoscenza della sciagura ambientale in corso se non per qualche raro servizio in tv e qualche articolo di giornale rilegato alle ultime pagine.

Il fatto: La nave cisterna Esmeralda impegnata a scaricare carburante nei depositi di E.On a Porto Torres, perde parte del carico a causa di un guasto nelle linee di drenaggio.
Inquinato un tratto di costa di diciotto chilometri: Porto Torres, Castel Sardo, la Gallura e Stintino
Siti di rilevanza comunitaria, un’oasi lagunare del Wwf e spiagge giudicate tra le più belle coste del mondo.

Inizialmente il pericolo è stato sottostimato. Sono intervenuti i volontari del nucleo anti-inquinamento (oltre 150 uomini e donne tra volontari e operai) ma le condizioni meteo sfavorevoli (correnti marine e venti) hanno disperso l’olio combustibile per chilometri.
Oltre al danno la beffa. Nessuno ha rimosso i sacchi con il materiale raccolto: lasciati sulla spiaggia, sono riportati in mare dalle onde.

Ora serve la caratterizzazione dell’area per capire gravità della contaminazione e prevedere la bonifica.
Sicuro l’inquinamento dovuto all’evaporazione delle frazioni più leggere, alla solidificazione del combustibile mescolatosi a sabbia e rocce e al deposito dello stesso sul fondale: un pericolo quindi che si protrarrà per molto tempo.
Un pericolo anche per uccelli e rettili e, tramite il plancton, la contaminazione raggiungerà i pesci, entrando così nella catena alimentare con seri rischi per la salute pubblica.

Lo Stato dovrebbe costituirsi parte civile per il risarcimento del danno provocato dall’azienda: sarebbe un importante precedente. I cittadini lo faranno tramite un comitato appena costituito per cercare di salvare la stagione di pesca e quella turistica, vitali per queste zone.
Intanto proprio a Porto Torres, l’Eni vuole costruire il più grande deposito di petrolio del Mediterraneo. Il Mediterraneo, un mare chiuso al centro di ingenti traffici, è a forte rischio.

Nessuno parla però di una politica più rigida sulle concessioni di trivellazioni e di un piano nazionale di tutela da inquinamento idrocarburi. Neanche un fatto così grave riempie il vuoto generato dalla degenerazione in corso nella politica italiana.

Approfondimento:
Marea nera nel nord Sardegna: disastro di serie B?
dal sito della Costituente Ecologista